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Memorie Cellulari: la causa dell’evoluzione

Secondo la teoria dell’evoluzione di Darwin, esistono delle specie che sopravvivono per via della selezione naturale.
Gli individui con le caratteristiche più adatte all’ambiente passano l’esame, quelli che non risolvono i propri ‘conflitti’ si estinguono.

Il principio di base è sicuramente riscontrabile anche oggi, che si parli di animali piuttosto che di classi sociali o aziende.

Tuttavia molti ricercatori cominciano a trovarsi in disaccordo sul perchè queste specie evolvano.


Secondo la teoria dell’evoluzione, la causa sarebbero mutazioni spontanee. In questo modo, alcuni organismi subiscono delle modifiche casuali talvolta benefiche, altre volte persino nocive. Queste mutazioni favorevoli finiscono per diventare l’arma vincente di quell’organismo: vedi il radar dei pipistrelli; il mimetismo dei camaleonti; un guscio protettivo per la tartaruga ecc.

In questo contesto si è sentito il bisogno di ipotizzare l’esistenza delle memorie cellulari.
Cioè un programma d’azione che l’organismo applica per la sua sopravvivenza, registrato nel suo genoma a partire da episodi drammatici per la sua esistenza, a cui è stato necessario trovare risposta per sopravvivere.

Questi programmi scatterebbero ogni volta che l’individuo si trova di fronte ad un problema noto all’interno della specie. L’insieme di queste memorie costituiscono l’istinto.

Provate a pensare se il topo non avesse mai paura del gatto, che cosa accadrebbe?
Tutti i topi verrebbero mangiati e la specie sarebbe finita causando scompensi nell’intero ecosistema.

Quindi una memoria cellulare permette al topo di prendere provvedimenti nel momento stesso in cui vede o percepisce un gatto, suo nemico naturale. Ma lo stesso avviene se il topo vede un incendio; questo elemento pericoloso per molti animali, viene riconosciuto e fa scattare un programma speciale di sopravvivenza che spinge la bestiolina ad allontanarsi.

Le memorie corrispondono a tutte quelle esperienze tipo, già vissute dalla specie e che condizionano i comportamenti fino ad arrivare a modificazioni somatiche; da questo punto di vista, le mutazioni non sarebbero casuali ma ‘sensate‘.

La teoria evolutiva attualmente comincia a spostarsi in una linea di mezzo tra l’ipotesi di Darwin e quella di Lamarck.
Lamarck era colui che ipotizzava che se un animale ha bisogno di essere più veloce, svilupperà questo carattere e poi lo trasmetterà alla specie.

Col tempo, a causa di un atteggiamento di scherno e persecutorio fu costretto a rinnegare la sua teoria; tuttavia non era del tutto incoerente. Lo furono molto di più gli esperimenti per screditarlo, come quello di un tale che tagliò la coda a 27 generazioni di topolini per dimostrare che la memoria non si tramandava, infatti avevano ancora la coda quando nascevano.

A riaprire il caso furono proprio i recenti studi sulla genetica, in quanto si è scoperto che del DNA sapevamo veramente poco.
Ancora ora probabilmente si insegna nei licei che il DNA possiede un 50% di dati inerti, cioè di cui non si conosce il significato e la funzione effettiva. Come se metà dati servissero per i nostri tratti e l’altra metà vuoto totale.

Da alcuni anni si è conclusa la codifica dell’intera mappa genetica umana e sono state scoperte informazioni del tutto inattese. Intanto i geni totali sono un decimo di quelli che ci si aspettava di possedere, quindi elementi molto complessi sarebbero codificati da pochissime sequenze di aminoacidi. Inoltre questo numero spesso si avvicina a quella di alcune specie di moscerini.

Ma come!? Credevamo di essere così speciali e invece abbiamo solo qualche dato in più di una mosca?

In secondo luogo, la percentuale di sequenze genetiche il cui senso è sconosciuto si è alzato dal 50% al 95%.

Questa percentuale del 95% la ritroverete spesso in tutti i campi del sapere, corrisponde a quanto sapevamo su ogni cosa fino al secolo scorso e quanto ci siamo resi conto di sapere ora.

Vedi la materia: composto di un 5% di forze forti e 95% di forze deboli.
Oppure nelle religioni, nell’Islam si dice che il Profeta abbia spiegato solo le prime 2 lettere dell’alfabeto e che manchino tutte le altre. (la percentuale è più o meno 5-95%)

A parere di alcuni, le memorie cellulari sono proprio quel 95% di dati sconosciuti.

Le memorie cellulari sono di due tipi:1) le memorie della specie, tutti i caratteri fisici o compotamentali adatti ai problemi collettivi.
2)le memorie familairi, cioè tutti quei condizionamenti, caratteri, fobie, passioni ed inclinazioni dell’individuo in quanto membro di un nucleo familiare.

Questo permette di acquisire un potentissimo strumento di indagine per l’analisi personale.
Se ogni evento traumatico ha lasciato una traccia in noi, significa che è stato registrato per evitare che in futuro ciò ci colga impreparati. A questo corrispondono i nostri automatismi.

Lo scopo di un automatismo è prevenire di cadere in una trappola già sperimentata, solo fino a quando non troviamo una soluzione adatta al problema.

Immaginate ad esempio, di aver paura di un cane molto grosso; siete bambini e quando vi avvicinate avete paura perchè il cane abbaia. Questo può essere traumatico perchè per il vostro cervello c’è il timore di venire sbranati, allora si programmerà una memoria.
Questa memoria scatterà ogni volta che vedete un cane simile o un cane in generale, dipende da come avete vissuto la cosa.

Anche da adulti avrete paura fino a quando non ‘risentirete’ che era la paura di un bambino indifeso, non la paura di un adulto, quindi smettete di avere ansia e tutto il conflitto viene risolto.

Ma cosa sarebbe accaduto se voi aveste continuato ad aver paura del cane?
La memoria sarebbe rimasta ben impressa nelle vostre cellule, avreste magari avuto dei figli e vi sareste accorti che uno di loro ha la stessa tremenda paura dei cani pur non avendone mai visto uno.

Regola base:
tutto quello che ci riguarda sono memorie cellulari di conflitti irrisolti dei nostri antenati.

Azione:
Ogni volta che identifichiamo una nostra ipotetica memoria, possiamo porci la domanda “A chi della mia famiglia può essere già capitato?”

E per cercare potete studiare il vostro albero genealogico, arrivando fino alla generazione degli avi. Come ho già spiegato, noi siamo l’insieme dei pezzi di tutte quelle persone.

L’associazione tra un nostro carattere, evento, fobia e la memoria del nostro antenato, è già un potenziale strumento di risoluzione. Perchè associando le due cose, il comportamento inconscio, involontario, diventa ben presente in voi e capirete che state agendo la vita di qualcun altro.

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