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"Tutto ciò che succede nella vita, è un pretesto per vivere un vissuto"

Le Cause di un Lutto – Come affrontarlo e risolverlo

Un giorno siete al settimo cielo: tutto scorre per il meglio; non c’è nulla che vi impensierisca.

Siete felici ed in equilibrio con voi stessi.

Poi accade un evento inatteso; qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.

E di punto in bianco, vi ritrovate senza una parte importante di voi stessi.

Qualcuno o qualcosa di vitale per la vostra esistenza ha cessato di esistere, o l’avete perduta per sempre.
Ciò che vi attende in seguito è una sorta di inferno in terra.

State sperimentando un conflitto di perdita a cui dovrà seguire un lutto.

Il lutto è un’esperienza quotidiana che attiene alla conclusione di un rapporto.

Non è detto che sia necessariamente un fatto ‘grave’, anzi molto spesso viviamo lutti frequenti di lievissima entità e dalla durata limitata.

Quando vi vedete con qualcuno e ad un tratto non potete più farlo, sperimentate un lutto.

Se siete in relazione ed essa termina prematuramente, vivrete un lutto.

Nel passaggio da una fase all’altra della vostra vita, ad esempio dall’infanzia all’età adulta, sperimentate un altro lutto, e così via.

Il lutto è sempre il momento in cui termina un’esperienza che portava qualcosa di importante nella vostra vita.

Il più delle volte viene associato alla morte di una persona casa, ma in realtà lo stesso stato emotivo si può riscontrare in molte altre situazioni in cui la morte fisica non c’entra affatto.

Normalmente, le fasi riconosciute di questo processo sono:

1) La Negazione: è un momento in cui si cerca di minimizzare la perdita, e di solito ha una durata temporanea.

Può essere un sistema di difesa utile, anche perchè molto spesso il lutto non è reale ma solo presunto, e si ha il tempo di verificarne la gravità rimanendo il più possibile lucidi.

Tuttavia se il lutto è effettivo, rimanere in questa fase equivale a negare la realtà e vivere in una illusione che non porta a nulla di buono.

Ammettere la perdita è un dolore enorme, negarlo aiuta a rimandare questo dolore ma impedisce anche di risolvere la questione praticamente. Non si può uscire da un lutto senza ammettere prima di aver perduto qualcosa.

2) La Rabbia: subentra in seguito alla presa di coscienza per la perdita effettiva.

Non si vuole comprendere che le cose accadano per motivi indipendenti dai nostri desideri, e spesso chi se ne va non lo fa per farci un torto ma ha semplicemente esaurito il suo tempo insieme a noi ed è il momento per entrambi di separarsi. Che si tratti di una persona o di un oggetto o di una fase della nostra crescita, non c’è differenza.

3) Le Accuse a se stessi: è il momento in cui si pensa a come si sarebbe potuto evitare l’episodio responsabile del nostro dramma.

In realtà è una illusione bella e buona, poichè nessuno è in grado di prevedere certe conseguenze. Oltre tutto ci sono cose che non si possono evitare perchè non dipendono da noi, anche se abbiamo un’idea differente.

Se qualcuno muore, non lo fa perchè noi siamo stati disattenti, ma aveva le sue ragioni a cui noi dovremmo imparare a sottostare in anticipo. Noi non siamo padroni della vita altrui, e non ne siamo responsabili perchè il diritto di decidere di sè spetta solo alla persona interessata.

Spesso ci lamentiamo di perdite senza renderci conto che per l’altro la cosa migliore era proprio vivere ciò che ha vissuto e siamo noi a soffrirne, non loro.

4) La Depressione: è il momento in cui la persona non riesce ancora a farsene una ragione e rimane legata al passato.

Da notare che il problema principale nei lutti è spesso dovuto all’incapacità nel trovare un senso in ciò che avviene.

Si gira a vuoto all’interno di una costruzione mentale completamente estranea ai fatti ed al buon senso di una visione universale dell’accaduto.

Fino a quando tutto girerà sempre intorno a voi, sarete facile preda di delusioni, traumi, lutti non elaborati, perchè non ci si rende conto che le cose vanno proprio come devono andare.

Provate a pensarci: se una persona muore, lo fa perchè deve farvi un torto o perchè è il risultato di sue scelte personali che traggono origine molto lontano nel suo passato?

Il fatto di negare una perdita, per caso modificherà il risultato effettivo di un avvenimento?

Se voi intervenite per salvare qualcuno che ha smesso di voler vivere, potrete forse salvarlo per sempre o solo in sporadiche occasioni?

Rimanere ancorati al ricordo di qualcosa che non c’è più, aiuterà forse quell’esperienza o quella persona a ritornare nella vostra vita?

No, causerà solamente un allontanamento della vostra guarigione.

Già, perchè il 90% dei drammi in un lutto non sono causati dall’evento in sè, ma dalle aspettative sul vostro futuro e dal modo in cui interpretate il vostro dolore.

La maggior parte delle persone deduce che il dolore sia dovuto alla perdita di una persona specifica, come nel caso di una morte o per la fine di un rapporto molto intenso con un’altro individuo.

Questo è il primo grande errore.

Il dolore non dipende dalla perdita della persona, e se lo credete continuerete a soffrire a lungo fino a quando non accetterete che se ne sarà andata.

5) Accettazione dell’accaduto: non tutti arrivano a questa fase, ma ci sono modi più o meno efficaci per velocizzare questo processo.

In primo luogo vi renderete conto che a mancarvi ed a creare dolore è solo la mancanza delle emozioni che l’oggetto perduto vi faceva provare.

Quando una relazione termina, vi accorgete che soffrite perchè ripetete le stesse abitudini di prima ma lo fate da soli invece che in due.

Nei giorni festivi passate i pomeriggi in solitudine senza sentire quella voce a cui vi eravate affezionati. Quando andate a letto la sera, non vedete nessuno a fianco a voi.

Appena volete raccontare l’esperienza più emozionante della giornata, vi accorgete che non ci sarà nessuno ad ascoltarvi e allora soffrite.

Soffrite perchè si è creato un vuoto intorno a voi che non è colmabile.

Tutta la vostra esistenza si plasma in funzione del contesto e delle risorse disponibili, anche delle persone. Se siete abituati ad interagire con altri, delegherete dei compiti emotivi anche a loro, e se un giorno rimarrete soli, a mancare saranno quelle emozioni di ritorno che avevate delegato all’altro.

Come potete immaginare, è sufficiente identificare quali sono i compiti riservati alla persona perduta per riamministrare le vostre emozioni.

Un esercizio molto efficace è quello di annotare su un quaderno tutte le esperienze che si sarebbe voluto fare insieme alla persona perduta e che non hanno ancora avuto soddisfazione.

Per esempio: volevate fare un viaggio insieme in un certo luogo, qualcuno voleva avere un figlio, altri pensano ad un’attività comune pianificata molti anni prima, a qualcuno manca una stretta di mano o una carazza; altri hanno dimenticato di dire una frase importante all’altro ecc.

Dovete rendervi conto che queste cose le potete ancora fare…con altre persone e ricevere in ritorno le stesse soddisfazioni emotive. Ma se identificate i bisogni con la persona persa, sarete in un grosso conflitto di irrealtà.

Senza contare che non sono mai coloro che se ne vanno a soffrire ma solo noi che restiamo e ci ritroviamo soli e privati di una parte importante di noi.

A livello psichico, il lutto si elabora quando si distoglie l’attenzione dall’oggetto perduto per dedicarsi ad altro.

Non si tratta di un ripiego ma di semplice pragmaticità. Se avete un amico e costui si separa da voi per divergenze insanabili, non potete rimanere a piangere su questa separazione: dovete stabilire quali erano le funzioni di tale persona per voi, in cosa vi metteva in equilibrio e cercare una persona nuova che faccia altrettando o meglio.

Chi è in fase depressiva tende a non riconoscere la rimpiazzabilità delle cose.

Per quanto possa sembrare cinico, anche le persone sono rimpiazzabili, sono e restano molto importanti per noi ed è giusto così, ma dire che non possono essere sostituite è vero fino ad un certo punto.

Qualcuno che ha cessato una relazione, soffre solo perchè c’era ancora la possibilità di fare molto insieme. Quando non avete più nulla da fare in comune, non c’è dolore nelle separazioni perchè avvengono in modo spontaneo.

Lo dimostra il fatto che talvolta ci allontaniamo da amici di vecchia data, senza farne un problema, nessuno chiama più l’altro e non ci si pensa più. Semplicemente si è finito di fare quello che si doveva.

A volte succede anche nelle relazioni dove semplicemente non si è più così legati e il rapporto si raffredda da entrambe le parti.

A far soffrire è sempre la separazione prima della fine naturale.

Tuttavia le cose perdute tendono a diventare le migliori in assoluto anche se in realtà non lo sono: così gli amori perfetti sono sempre quelli per persone defunte o che abitano lontano, perchè così possono venire idealizzate.

Quindi prima si riconosce la sostituibilità dell’oggetto perduto, e prima si riesce ad elaborare il lutto.

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