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Il branco nelle vicende umane, parte 1

branco-vicende-pnlQuanto siamo diversi dagli animali?
Siamo esseri evoluti, siamo uomini, ma siamo davvero differenti dalle altre creature della natura?


Molte persone intellettuali ritengono che certi comportamenti non corrispondano alle vicende umane; credono che le bestie siano un mondo totalmente separato dal nostro.

In realtà anche l’uomo vive in un branco, ha le sue regole, in parte coscienti ed in parte dimenticate ma ben presenti nell’inconscio.



L’etologia è una scienza che si è rivoluzionata più volte nel tempo; molte delle supposizioni passate sono oggi superate e sono state sostituite da altre.

I motivi per cui gli intellettuali di cui sopra ritengono l’uomo completamente distante dagli animali sono svariati, ma potremmo sintetizzarli nei due principali:

1) l’illusione di essere creature superiori, indipendentemente dai parametri di giudizio.

2) i comportamenti umani, come quelli degli animali, seguivano dinamiche del tutto sconosciute e mal interpretate.

In altre parole, fino a pochi decenni fa, si fondevano insieme morale e cultura per giudicare i comportamenti animali. Senza tener conto che ogni zona geografica ha la sua civiltà con usanze e costumi completamente diversi.

Non è un caso che gli evangelizzatori trattassero le tribù indigene come selvaggi; per loro tutto ciò che non corrispondeva alla cultura europea era da ritenersi animalesca.

La cultura non può essere presa come metro di paragone perchè si trasforma nel tempo e nello spazio. L’unico modo per trovare un punto di contatto è seguire i comportamenti in base alle dinamiche biologiche.

Tra tutte le tipologie possibili, l’uomo è compreso nelle specie da branco. Su questo non si può discutere, a dispetto delle diverse usanze o società.

Gli animali da branco hanno una società ben delineata; un determinato numero di maschi, di femmine, di cuccioli, gerarchie, diritti e doveri.
Nel branco c’è sempre un Capobranco, o maschio Alfa. Costui è l’esemplare riconosciuto più forte da tutti gli altri membri della banda; essendo il più forte ha diritto ad alcuni privilegi.
Il primo è di poter disporre del cibo ottenuto durante la caccia prima degli altri; gli altri maschi mangiano solo dopo che abbia mangiato il primo.
Il secondo è il diritto ad essere l’unico maschio del gruppo a potersi riprodurre con le femmine.

I maschi del branco sono stati tutti sottoposti ad un rito di dominanza, per stabilire quale fosse la gerarchia e i poteri di ciascuno. Da questo punto di vista, il primo è sempre un animale ‘destrimane’; il secondo è sempre un ‘mancino’.

Il vice-capo, ha l’unica funzione di sostituire il capo nel momento in cui questi non c’è o è morto. Ma la sostituzione da parte del mancino è sempre temporanea; il mancino verrà nuovamente sostituito da un nuovo destrimane nel momento in cui questo dovesse apparire; di solito è un cucciolo che cresce e diventa adulto.

Tutti gli altri maschi sono in patta ormonale, cioè non hanno pulsioni sessuali a causa di uno stato depressivo indotto dalla perdita della dominanza. Se proprio hanno possibilità di avere rapporti sessuali, li hanno con gli altri maschi.

Chi perde la possibilità di essere dominante ed è destrimane, perde del tutto la possibilità di diventare capobranco e infatti questi animali perdono la propensione al comando e la evitano come la peste.

Se osservate, anche tra le persone ci sono diverse categorie: ci sono quelli che sono orientati al lavoro dipendente mentre altri verso quello imprenditoriale.
Il lavoratore dipendente deve sempre rispondere ad un capobranco che è il suo datore di lavoro; quando questi si arrabbia, deve sottomettersi alle sue urla per non perdere il lavoro.

In casa è la stessa cosa, ci sono rapporti di dominanza tra gli appartenenti alla famiglia.
Nelle coppie uomo-donna, i rapporti sono vincolati alla dominanza di uno o dell’altro.

Normalmente è l’uomo ‘destrimane’ ad essere dominante sulla donna, questo in condizioni ideali. Infatti è possibile che la donna diventi più mascolina a seguito di un conflitto che le abbassi gli ormoni femminili rendendola più maschile.
In questi casi la donna si troverà con un uomo più femminile, cioè che a seguito di un conflitto ha abbassato gli ormoni maschili.

In natura, tra le femmine esiste una dominante Alfa. E’ la femmina che ha il diritto alla riproduzione prima di tutte le altre col maschio Alfa. Seguono a ruota tutte le altre femmine in graduatoria, cioè avremo la prima, poi la seconda, la terza, la quarta e via via fino all’ultima.
Il maschio potrà avere rapporti con tutte quante ma preferibilmente secondo l’ordine gerarchico.

La tendenza del maschio è di avere rapporti il più possibile, mentre le femmine hanno l’istinto a riprodursi col più forte per generare cuccioli con più alta probabilità di sopravvivenza.
Tuttavia il vero interesse del maschio è quello di restare al potere, di avere un team che lavori per lui e di non avere concorrenza tra i cuccioli maschi. Per questo il maschio in molti casi cercherà di uccidere i suoi propri figli, ma la madre li difenderà.

Diversa la situazione in cui un nuovo capobranco arriva nel gruppo, in quel caso non si farà scrupoli ad uccidere i cuccioli, anche perchè è l’unico modo che ha per mandare le femmine in calore e potersi riprodurre con loro.

Questa distinzione nei ruoli tra maschi e femmine è la causa di comportamenti diversi nel branco. Per fare un esempio, un maschio può essere anche cacciato per questioni di dominanza, mentre una femmina viene comunque mantenuta perchè grazie alle sue capacità riproduttive ha un ruolo privilegiato nella sopravvivenza del clan.

Nell’essere umano, il rapporto gerarchico tra le femmine è presente.
Molte donne sottovalutano il fatto che le suocere, in menopausa, sono donne estremamente maschili a livello ormonale, dunque sono più dominanti di loro nel rapporto.

Non ha alcuna importanza se una coppia sia sposata per la legge umana; a livello animale, l’uomo risponde agli istinti della natura e se la suocera è la dominante, il rapporto sarà prevalentemente tra il maschio e la femmina dominante, quindi coppie tipo: madre-figlio o marito-suocera. Lo stesso vale per i maschi nei confronti di un padre o un suocero più forte di loro.

Poichè i maschi sono sottomessi al capo, l’atteggiamento verso di lui è di fedeltà assoluta. L’unico eventuale problema è rappresentato dal mancino, che per differenze biologiche, difficilmente si sottomette e cercherà sempre di andare al potere in un modo o nell’altro.

Diverso il discorso per le femmine; qui non esiste un semplice capo e le sottomesse ma sono tutte in graduatoria. Dunque le femmine sono sempre in competizione per il posto, per salire di grado in modo da avvicinarsi al maschio maggiormante.

Per fare un esempio buffo, quando un ragazzo esce la sera con una gran bella donna, tutti gli amici sono lì a fargli i complimenti e dei gesti di approvazione; si identificano in lui, il successo del capo è anche il loro successo. Le ragazze sono un po’ diverse, tendono a fare gruppo solo se hanno la sensazione di appartenere più o meno allo stesso livello gerarchico. E’ un classico il detto che l’amica non presenta mai nessuna ragazza più bella di lei.

Quando le donne si ritrovano a fare gruppo è ‘biologicamente’ per fare squadra contro un’ipotetica femmina in posizione più elevata nella graduatoria. Appena l’amica trova il modo di salire di grado, l’amicizia si sfascia. Nei maschi questo non succede, ma solo perchè c’è un rapporto di fedeltà al capo basato sulla sottomissione.

Un maschio lotta con gli altri maschi una sola volta e le posizioni vengono mantenute; le femmine sono in lotta costante, anche perchè i ranghi femminili non sono costanti.

Una femmina dominante lo è in base ai gusti del maschio, se l’alfa cambia anche la femmina si ritroverà a cambiare posto in graduatoria.

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foto di freedigital

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