Seguici su:

"Tutto ciò che succede nella vita, è un pretesto per vivere un vissuto"

E’ Possibile Aiutare Qualcuno che Non lo Vuole? – quando altruismo e aspettative si mescolano insieme

Durante i corsi dal vivo, mi capita spesso di ricevere domande di questo tipo:

“Come posso fare ad aiutare la mia famiglia? Il figlio della mia vicina di casa? Il mio ex che si vede sta molto male? ecc.”

La mia risposta principale è:” Te lo hanno chiesto?”

Silenzio in sala…ovviamente la risposta era no.

Questo perchè molti hanno la tendenza genuina a voler aiutare le persone, ma non hanno la minima idea di che cosa implichi prendersi una tale responsabilità, nè hanno gli strumenti per farlo, nè riescono a comprendere i motivi che si celano dietro le situazioni altrui.

Vediamo perchè è pericoloso farlo.

In primo luogo, ogni individuo è diverso e ciascuno di noi si è scelto un proprio percorso pieno di prove da affrontare.

Decidere gli scopi e le tempistiche per avanzare spetta solamente a noi.

Gli altri possono solo osservarci da fuori, ma non hanno materialmente alcuna possibilità di comprendere che cosa gira nella nostra testa o perchè abbiamo ‘bisogno’ di comportarci in un certo modo.

Esatto, abbiamo proprio bisogno di essere in un certo modo, non è un errore.

Tutti noi siamo totalmente immersi in una continua danza di conflitti, alcuni che ci mettono in ansia, altri che ci forniscono notevoli gratificazioni, ma sempre conflitti sono.

L’insieme di questi blocchi produce una condizione di equilibrio da cui è pericoloso uscire.

Per la verità è pericoloso se non si hanno a disposizione degli strumenti adatti a procurarci un nuovo equilibrio più sano, tuttavia ogni profilo rappresenta una soluzione di sopravvivenza per la persona.

Intervenire su questo processo equivale a scombussolare la routine dell’individuo e farlo entrare in una crisi.

Ricordate: le crisi sono sempre dovute alla rottura di un equilibrio in cui tutto era gestibile e non vi erano emergenze di rilievo.

Cosa voglio insinuare, che le crisi siano negative?

Assolutamente no, le crisi sono un fattore di crescita e di evoluzione e sono altamente necessarie alla sopravvivenza della specie.

Tuttavia, bisogna che sia chiaro il fatto che le crisi di per sè non vanno evitate, ma superate.

Ogni volta che siete in una crisi, significa che il precedente livello è saturo e non avete più possibilità di crescere ulteriormente al suo interno.

Per fare un esempio, se voi avete un posto di lavoro e dopo alcuni anni siete arrivati all’apice della vostra carriera in quell’azienda, se non potete crescere oltre entrerete in una crisi professionale.

Questo perchè uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano è la crescita e l’autorealizzazione.

In biologia, nella cellula, chi non cresce e si espande può solo morire.

Allo stesso modo, una relazione amorosa che non si evolve e non attraversa tutte le varie tappe successive nel rapporto, può entrare in crisi e trascinarsi. A volte perdura, ma lo fa con estrema sofferenza perchè non c’è un futuro.

Questa è una crisi.

Però, ogni persona ha un suo bilanciamento personale, che è completamente diverso dal nostro e dunque può risultare incomprensibile, ma un senso c’è sempre.

A volte le persone hanno priorità differenti, per cui intervenire secondo il nostro metro di giudizio è anche un metodo piuttosto goffo, perchè pensiamo a modificare non ciò che infastidisce l’interessato, ma quello che disturba noi.

Il cattivo terapeuta è assimilabile all’amico che da pessimi consigli fuori luogo, nei modi e nei tempi sbagliati.

In più occasioni mi è capitato di finire in mano a qualcuno che voleva annullare i miei valori, poichè li riteneva sbagliati e senza che io ne avessi mai fatto un problema, anzi erano spesso le cose che mi tenevano più coi piedi per terra.

Con questo non voglio dire che non sia possibile aiutare gli altri, lo è infatti.

Ciò che conta è imparare a distinguere due gruppi specifici:

1) La persona mi ha chiesto aiuto espressamente per risolvere un problema che la tormentava.

2) La persona non ha chiesto nessun aiuto e preferisce continuare a vivere come se niente fosse.

Voi potete intervenire, in sostegno e soccorso, solamente nel primo caso, perchè è l’unico in cui l’altro sarà ricettivo nei confronti delle vostre parole. Altrimenti sarà totalmente impermeabile e vi sembrerà di parlare ad un muro.

Esiste una terza categoria ibrida.

3) La persona che non vuole aiuto ma che si affida a degli incompetenti per non dover affrontare i propri problemi seriamente e figurare all’esterno come qualcuno che si sta impegnando per darsi da fare.

Queste persone sono totalmente refrattarie ai buoni consigli, evitano le esperienze formative dei loro amici di successo e spendono una quantità considerevole di denaro in terapie infruttuose, i cui effetti sono invisibili all’esterno e sono solamente dichiarati dall’interessato verbalmente.

Le persone che vogliono aiutare gli altri, spesso sono mossi da un grande senso di amore per coloro che vogliono aiutare. Di solito si fanno in 4 per soccorrere coloro che amano di più e sono più vicine a loro: familiari, amici.

Il problema è che trasformano il loro gesto in una sorta di dipendenza. Non sono solamente spinti ad aiutare questa gente, ne hanno proprio il bisogno disperato.

Provate ad immaginare: avete come l’impressione che qualcuno di importante per voi stia navigando in cattive acque e avete una paura disperata di vederlo naufragare sotto i vostri occhi.

Ma la cosa più drammatica è che questa persona è qualcuno da cui in un certo qual modo vi sentite ancora emotivamente dipendenti.

In questo modo non è solo un desiderio di aiuto, ma anche una questione di sopravvivenza per voi. Siete terrorizzati dal perdere costoro e per evitarlo cercate di sorreggerli in tutti i modi, anche se loro non vogliono.

L’unico risultato che potrete ottenere è di bloccare la vostra vita, poichè è umanamente impossibile che riusciate ad influenzare quella altrui, non avete questo potere purtroppo per voi.

La sola soluzione a questo è ‘accettare’ che le cose non vanno sempre come vorremmo ed agire di conseguenza, arrangiarci e creare un’alternativa affettiva a queste persone.

Perchè per quanto ci sforziamo, arriverà il momento in cui alcuni di loro se ne andranno comunque da questo mondo, prima di noi.

E spesso loro non sono felici dei nostri interventi, anzi li giudicano stressanti e fastidiosi, non ce ne saranno grati perchè sarà come interferire con un loro programma. Si lasceranno aiutare ma in realtà si sentiranno dei sacrificati e voi vi sforzerete in maniera esagerata.

Il punto è che lo state facendo più per voi che per loro, perchè a loro non interessava, gli dava proprio fastidio, è un’interferenza continua coi progetti personali di altri, su cui voi non avete diritto di mettere il becco.

Esiste una condizione diversa, quella della persona che sa di essere in difficoltà e per questo viene a chiedervi aiuto spontaneamente, perchè sa che voi avete qualcosa in più che potrebbe fargli comodo.

E allora saranno ricettivi verso i vostri consigli e li attueranno, perchè erano i consigli di cui loro avevano bisogno in quel momento e ve li hanno chiesti.

In alcuni casi potreste anche proporre all’altro un aiuto, ma che deve tener conto della risposta che riceverete, sia essa affermativa che negativa.


Provate questo semplice esercizio:
quando avete l’impulso a voler aiutare qualcuno, pensate prima se vi è stato domandato esplicitamente e poi fatevi i vostri conti…non vale la presunta richiesta d’aiuto interpretata, in quel caso non vi hanno chiesto proprio niente.


Scarica il mio e-book gratuitamente
Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo su facebook

 

Richiedi Informazioni

    Dichiaro di aver preso visione alla informativa sulla Privacy e acconsento al Trattamento dei Dati - Leggi INFORMATIVA PRIVACY