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"Tutto ciò che succede nella vita, è un pretesto per vivere un vissuto"

Relazioni a Distanza: paura o necessità?

“quali sono le dinamiche delle relazioni a distanza? perche’ non riesco a vivere una relazione da vicino? perche’ a volte tendo ad allontanarmi quando la relazione diventa piu’ vissuta? (a questa domanda forse ho gia’ la risposta, penso sia la paura dell’abbandono- visto che nella mia vita questa sembra sia sempre la risposta). ci tengo molto al mio ragazzo e mi piacerebbe riuscire a vederci di piu’ ma allo stesso tempo ho paura che se questo capita si rovini il bellissimo rapporto che abbiamo adesso. cosa dovrei fare per migliorare quest’aspetto?
 
scusa l’intrusione e grazie per quello che stai facendo”
 
Le relazioni amorose sono un concetrato di ‘memorie familiari’ e conflitti in sospeso ereditati direttamente dai nostri antenati.
 
Poichè ci sono moltissimi elementi personali da affrontare è facile che alcuni ci appaiano incongruenti e senza un senso preciso. Agire diventa sempre più complicato.
 
Meglio cominciare con degli strumenti oggettivi…

Prima di tutto vale la pena tenere in considerazione quanto siamo a nostro agio coi ‘5 livelli’ che ci caratterizzano.
 
Ovvero: Spirituale, Intellettuale, Emozionale, Sessuale e Corporeo.
 
Nelle relazioni questi elementi si esprimono nel modo in cui viviamo il rapporto col partner.
 
In particolare mi stai facendo una domanda che attiene al livello ‘corporeo’, perchè se io ho una relazione che ha tutto ma che vivo a distanza, è questo il quadrante coinvolto.
 
Se sono in relazione con qualcuno ma a distanza, significa che indirettamente c’è un disagio a vivere la quotidianità. Non significa che sarà una brutta relazione, significa che i problemi irrisolti si manifestano solo dal vivo.
 
Una situazione ricorrente di chi ha questo problema è proprio quello di ‘conoscere’ il futuro partner nello stesso territorio, salvo poi scoprire che partirà e andrà lontano nel momento esatto in cui noi ci rendiamo conto che ci piace.
 
“Ma come!? Lo conoscevo da 6 mesi ed era qui ogni giorno…ed ora che mi interessa parte?”
 
Esatto, è proprio così. Il progetto della partenza c’era anche prima, ma sebbene noi non ne fossimo consapevoli, l’inconscio collettivo lo sapeva benissimo e ci ha resi interessati a quella persona proprio perchè combaciava perfettamente col nostro programma di relazione a distanza.
 
L’intensità di questa dinamica può essere più o meno accentuata, resta il fatto che la persona che incontriamo ha il programma di stare lontano da noi e noi da lei.
 
A questo punto, vale la pena interrogarsi su altri aspetti:
 
1) Sono a distanza solo le mie relazioni o in passato anche amicizie importanti?
 
Giusto per farsi un quadro della situazione.
 
2) I miei genitori come hanno vissuto la relazione? Da vicini o da lontani?
 
3) Se hanno vissuto da vicini, si sono trovati bene o male?
 
In altre parole, ti conviene verificare com’era il rapporto tra i tuoi genitori. Se hanno vissuto distanti significa che hai semplicemente ripetuto uno schema pre-esistente in casa tua.
 
E’ come dire che il tuo cervello non concepisce una relazione quotidiana perchè l’imprinting che ha avuto era diverso.
 
Allora abbiamo famiglie in cui il padre lavorava all’estero e stava via diversi mesi all’anno oppure c’è stata una guerra (magari i nonni) e quindi c’era un allontanamento, qualcuno che aveva il fidanzato marinaio o cose di questo tipo.
 
Un’altra chiave di lettura profonda, che non è direttamente osservabile nella tua vita ma che ti da un’idea del perchè il ‘tuo’ cervello ricerca una relazione a distanza, è farsi questa domanda.
 
Chi nella mia famiglia ha vissuto una relazione ‘da vicino’ e si è trovato male proprio perchè la convivenza era insopportabile?
 
Se noti che il tuo bisogno ad avere uno spazio personale, dove non si inserisca nessuno, è molto forte, puoi immaginare che in una generazione precedente qualcuno ha sofferto nel vivere un rapporto con qualcuno soffocante.
 
Se invece guardiamo la situazione in ottica di conflitto di ‘abbandono’ come proponevi tu, possiamo fare un altro tipo di osservazioni.
 
Quando uno ha una ferita di abbandono irrisolta, il pensiero che occupa più spazio nella sua testa è:
 
“Speriamo che non mi abbandoni…Speriamo che non mi abbandoni…Speriamo che non mi abbandoni…”
 
Che è chiaramente una paura stupida, perchè è chiaro che prima o poi saremo abbandonati nella vita. Anzi non è neanche vero che siamo abbandonati, ma succederà sempre un qualcosa che noi identificheremo come abbandono, a prescindere.
 
Dunque passiamo il tempo ad avere ‘paura’ ma non a fare qualcosa per evitare che ciò accada o a rimediare eventualmente.
 
Per questo il vero passaggio si ottiene quando si passa dal pensiero precedente “Speriamo che non mi abbandoni…” al seguente:
 
“So perfettamente che prima o poi si viene abbandonati nella vita e so anche che succede a tutti e non si muore per questo…per cui, la prossima volta che verrò abbandonato che cosa farò per rimediare?”
 
questo pensiero cambia totalmente la situazione, perchè se smettiamo di preoccuparci per un’eventualità anche normale, il 50% del nostro stress se ne va via.
 
Oltre tutto è verificato che le nostre paure più grandi si verificano materialmente, semplicemente perchè ad un certo punto è maggiore lo stress della paura che qualcosa accada, che non la cosa stessa quando avviene sul serio.
 
Per questo il cervello, quando non ce la fa più, fa in modo di far capitare la sciagura che si temeva tanto in modo che smettiamo di pensarci ed andiamo oltre.
 
Ancora meglio:
 
guarda chi in casa tua ha subito un grande abbandono e poi domandati come mai è accaduto? Cosa si poteva fare per evitarlo?
 
Saranno queste le risposte che ti aiuteranno ad impedire che la medesima cosa accada anche a te.
 
Buon lavoro
 
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Questo argomento viene trattato nel corso “Regole nei Rapporti Umani”
 
 

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