Manifestati: quando tutto parla di te.
Una volta c’era il detto “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Ricerche di ogni genere hanno tentato di fornire strumenti per decodificare le persone, per decifrarle nei loro comportamenti minuziosi.
Ci sono persone che hanno letto un qualunque libro di comunicazione del corpo e credono di essere diventati dei piccoli apprendisti stregoni.
In realtà tutto ciò che riguarda l’interpretazione degli altri, a colpo d’occhio, ha del vero ma non è solo questo.
Il principio fondamentale è che ogni aspetto di una persona, in qualche modo la riguarda intimamente, è il risultato di un processo. Da quando questo sia partito non è importante, ciò che conta è il risultato finale nel momento che la persona è davanti a noi.
L’analisi dei manifestati si occupa proprio di questo.
Partendo dall’identificazione di tutti gli aspetti tipici della persona, ci si attiverà per trovare il denominatore comune di ogni particolare.
Ma a che scopo?
Semplicemente perchè ogni aspetto rappresentativo dell’individuo non è altro che il suo conflitto predominante in quel momento.
Qualunque sia il vostro problema o i vostri problemi in questo momento, sarà inevitabile che li esprimerete al massimo. La cosa non passerà inosservata ad un occhio attento e con un metodo di codifica collaudato come questo.
Esiste un meccanismo preciso per il quale il vostro cervello inconscio non può fare a meno di esprimersi. Non ha importanza se voi resterete zitti, il vostro corpo parlerà per voi in qualche modo, è inevitabile, tutto passa attraverso l’espressione, è una forza incontenibile.
In passato abbiamo spiegato che durante un conflitto traumatico, il cervello tende ad isolare un gruppo di neuroni in cui è contenuta l’informazione dell’episodio choc, per evitare di far saltare il sistema, come un salva vita.
Tecnicamente questo processo si chiama ‘rimozione’.
A seguito di ciò, il cervello si trova costretto ad espellere ciò che lo disturba, scaricando questa informazione conflittuale all’esterno dell’individuo.
Immaginate il rapporto che intercorre tra la persona ed il resto dell’universo come ad un mondo interiore in collegamento costante con quell’esteriore.
Quindi tutto ciò che viene espulso dall’interno viene riversato inevitabilmente all’esterno. E’ il principio dei vasi comunicanti, poichè noi non siamo assolutamente separati dal resto del mondo, e dato che nulla si crea nè si distrugge, la quantità di materia conflittuale non viene eliminata ma solo trasferita.
Significa che ogni volta che subite un trauma, questo viene cancellato dalla coscienza e rimosso, venendo sbattuto fuori di voi. Ma continua a far parte del vostro mondo circostante. Il mondo esterno prende la forma dei vostri conflitti, in quanto secondo la meccanica quantistica, l’osservatore influenza l’osservato, e voi lo influenzate plasmandolo secondo la visione distorta che avete assunto a seguito dello ‘choc’.
E’ noto che le persone dopo il conflitto non vedono più con obiettività l’accaduto e tendono a rovesciare i fatti giustificandosi all’infinito nei modi più improbabili.
Ciò che voi non vedete o meglio non volote vedere, è la realtà dei fatti; ciò che credete invece è la vostra verità. Non a caso la verità differisce da persona a persona proprio perchè non essendo reale, assume la forma dei conflitti di ciascuno.
Solo vedendo la realtà delle cose avrete cognizione di essere guariti da un trauma, da uno choc o da una malattia, fisica e comportamentale.
Quali sono i manifestati?
Sono qualunque cosa vi riguardi. Sono gli abiti che indossate; gli oggetti che comprate; gli accessori che utilizzate; il lavoro che fate; l’auto che guidate; le persone che frequentate; il nome che portate (conflitto dei vostri genitori); il luogo in cui abitate e persino le situazioni in cui vi incastrate e continuate a ripetere sempre negli stessi modi.
Ogni volta che risolvete un conflitto, il rimosso verrà integrato nuovamente dentro di voi e sarà cosciente. Questo apporterà le modifiche corrispondenti attorno a voi e dei cambiamenti di sostanza. Avete presente quando di colpo cambiate gusti, cibo preferito, look, amicizie? Talvolta qualcuno che vi era simpatico improvvisamente comincia a starvi un po’ sullo stomaco ecc.
Tutte le volte che avvengono cambiamenti e vi sentite in uno stato di liberazione, è segno che avete risolto un conflitto è che state rimuovendo i vecchi manifestati dalle vostre vite.
Prendiamo l’esempio del signor Paolo.
Siamo in estate, è tempo di vacanze,i suoi amici hanno deciso di dividersi in due gruppi e prendere chi la strada delle ferie in montagna e chi al mare; non potendo andare in entrambi i posti, Paolo ha subito un piccolo choc e non ricorda più di essersi sentito smarrito in quell’istante.
E’ un banale caso di conflitto di direzione. ‘Non so più da che parte andare…boh, che faccio?’
Magari ricorderà perfettamente la sequenza dei fatti ma non l’emozione provata e che lo ha fatto sentire stressato.
I manifestati possono essere un senso di stanchezza, questo perchè biologicamente il conflitto di direzione equivale ad aver perso il proprio branco, e il modo migliore di ritrovarlo è restare immobili per evitare di allontanarsi dalla parte sbagliata.
Paolo il giorno dopo va’ al mercato e trova una bella maglietta con un 7 stampato sopra e la compra; ottimo, perchè il numero 7 nella simbologia antica rappresenta il conflitto di chi si è perso.
Andando a trovare i parenti, la nipotina chiede se può leggerle una favola e lui sceglie Pollicino, che a sua volta si è ‘perso’ avendo seminato delle briciole di pane lungo il tragitto ma che sono state mangiate poco dopo.
Guidando sbaglia strada nonostante fosse un tragitto a lui noto, ma ora si ‘perde’.
Aggiungo che il nome Paolo delinea già un binario di ipotetici conflitti a cui la persona può essere sensibile, infatti nella tradizione cristiana, tutti gli apostoli erano originariamente ebrei, tranne Paolo. Dunque il conflitto tipico dei Paoli è ‘non faccio parte del gruppo’, e se non ne fai parte è facile che ti sentirai perso ed escluso ogni tanto.
Questa storiella è stata ricreata su fatti verosimili di persone che hanno presentato le stesse dinamiche e sono solo alcuni esempi di manifestati. La cosa più interessante non è la singola prova ma l’insieme di elementi che confermino la stessa teoria.
A che serve tutto ciò?
Semplicemente ad identificare il problema su cui si vuole lavorare ed il conflitto che ci sta pressando in questo momento.
Non è neanche necessario che la persona ve ne parli, se vedete qualcuno con tutta una serie di elementi così precisi, sapete già qual è il suo conflitto attivo più importante.
Il suo corpo e la sua vita parlano al posto suo.
Chiunque ha dei manifestati, questo vale per tutti, la lingua batte sempre dove il dente duole. Non appena sistemate qualcosa, l’attenzione si sposterà automaticamente sul pensiero sottostante.
Potete provare ad osservare i manifestati di casa vostra tanto per cominciare. Quali sono gli oggetti ricorrenti? Fate strane collezioni? Tutto esprime un bisogno ed un conflitto.
Non preoccupatevene, come ho detto sono proprio questi gli elementi che vi indicano ciò che vi fa sentire in equilibrio.
Conosco persone che collezionano oggetti a forma di animali: chi è pieno di giraffe, chi di elefanti. La giraffa indica il conflitto di non sentirsi all’altezza, non importa che sia un problema reale o meno, è ciò sente la persona; il manifestato indica che questo produce un disagio, risolvibile tra l’altro lavorando sull’autostima.
L’elefante invece può indicare altre cose, per alcuni un problema sulla memoria, per altri un conflitto di contatto in quanto l’elefante ha uno strato di pelle molto spessa, quindi può evidenziare difficoltà nel stabilire relazioni profonde ecc.
In un articolo precedente avevo già spiegato che il cervello si esprime per simboli.
L’analisi dei manifestati è uno strumento terapeutico per fare il quadro della situazione, ma può diventare quasi un gioco se applicato con costanza, anche perchè i conflitti fanno meno paura quando imparate ad identificarli e tutto sommato è sufficiente attuare piccoli accorgimenti per rendere sostenibile una situazione apparentemente pesante.
foto freedigitalphotos
Ricerche di ogni genere hanno tentato di fornire strumenti per decodificare le persone, per decifrarle nei loro comportamenti minuziosi.
Ci sono persone che hanno letto un qualunque libro di comunicazione del corpo e credono di essere diventati dei piccoli apprendisti stregoni.
In realtà tutto ciò che riguarda l’interpretazione degli altri, a colpo d’occhio, ha del vero ma non è solo questo.
Il principio fondamentale è che ogni aspetto di una persona, in qualche modo la riguarda intimamente, è il risultato di un processo. Da quando questo sia partito non è importante, ciò che conta è il risultato finale nel momento che la persona è davanti a noi.
L’analisi dei manifestati si occupa proprio di questo.
Partendo dall’identificazione di tutti gli aspetti tipici della persona, ci si attiverà per trovare il denominatore comune di ogni particolare.
Ma a che scopo?
Semplicemente perchè ogni aspetto rappresentativo dell’individuo non è altro che il suo conflitto predominante in quel momento.
Qualunque sia il vostro problema o i vostri problemi in questo momento, sarà inevitabile che li esprimerete al massimo. La cosa non passerà inosservata ad un occhio attento e con un metodo di codifica collaudato come questo.
Esiste un meccanismo preciso per il quale il vostro cervello inconscio non può fare a meno di esprimersi. Non ha importanza se voi resterete zitti, il vostro corpo parlerà per voi in qualche modo, è inevitabile, tutto passa attraverso l’espressione, è una forza incontenibile.
In passato abbiamo spiegato che durante un conflitto traumatico, il cervello tende ad isolare un gruppo di neuroni in cui è contenuta l’informazione dell’episodio choc, per evitare di far saltare il sistema, come un salva vita.
Tecnicamente questo processo si chiama ‘rimozione’.
A seguito di ciò, il cervello si trova costretto ad espellere ciò che lo disturba, scaricando questa informazione conflittuale all’esterno dell’individuo.
Immaginate il rapporto che intercorre tra la persona ed il resto dell’universo come ad un mondo interiore in collegamento costante con quell’esteriore.
Quindi tutto ciò che viene espulso dall’interno viene riversato inevitabilmente all’esterno. E’ il principio dei vasi comunicanti, poichè noi non siamo assolutamente separati dal resto del mondo, e dato che nulla si crea nè si distrugge, la quantità di materia conflittuale non viene eliminata ma solo trasferita.
Significa che ogni volta che subite un trauma, questo viene cancellato dalla coscienza e rimosso, venendo sbattuto fuori di voi. Ma continua a far parte del vostro mondo circostante. Il mondo esterno prende la forma dei vostri conflitti, in quanto secondo la meccanica quantistica, l’osservatore influenza l’osservato, e voi lo influenzate plasmandolo secondo la visione distorta che avete assunto a seguito dello ‘choc’.
E’ noto che le persone dopo il conflitto non vedono più con obiettività l’accaduto e tendono a rovesciare i fatti giustificandosi all’infinito nei modi più improbabili.
Ciò che voi non vedete o meglio non volote vedere, è la realtà dei fatti; ciò che credete invece è la vostra verità. Non a caso la verità differisce da persona a persona proprio perchè non essendo reale, assume la forma dei conflitti di ciascuno.
Solo vedendo la realtà delle cose avrete cognizione di essere guariti da un trauma, da uno choc o da una malattia, fisica e comportamentale.
Quali sono i manifestati?
Sono qualunque cosa vi riguardi. Sono gli abiti che indossate; gli oggetti che comprate; gli accessori che utilizzate; il lavoro che fate; l’auto che guidate; le persone che frequentate; il nome che portate (conflitto dei vostri genitori); il luogo in cui abitate e persino le situazioni in cui vi incastrate e continuate a ripetere sempre negli stessi modi.
Ogni volta che risolvete un conflitto, il rimosso verrà integrato nuovamente dentro di voi e sarà cosciente. Questo apporterà le modifiche corrispondenti attorno a voi e dei cambiamenti di sostanza. Avete presente quando di colpo cambiate gusti, cibo preferito, look, amicizie? Talvolta qualcuno che vi era simpatico improvvisamente comincia a starvi un po’ sullo stomaco ecc.
Tutte le volte che avvengono cambiamenti e vi sentite in uno stato di liberazione, è segno che avete risolto un conflitto è che state rimuovendo i vecchi manifestati dalle vostre vite.
Prendiamo l’esempio del signor Paolo.
Siamo in estate, è tempo di vacanze,i suoi amici hanno deciso di dividersi in due gruppi e prendere chi la strada delle ferie in montagna e chi al mare; non potendo andare in entrambi i posti, Paolo ha subito un piccolo choc e non ricorda più di essersi sentito smarrito in quell’istante.
E’ un banale caso di conflitto di direzione. ‘Non so più da che parte andare…boh, che faccio?’
Magari ricorderà perfettamente la sequenza dei fatti ma non l’emozione provata e che lo ha fatto sentire stressato.
I manifestati possono essere un senso di stanchezza, questo perchè biologicamente il conflitto di direzione equivale ad aver perso il proprio branco, e il modo migliore di ritrovarlo è restare immobili per evitare di allontanarsi dalla parte sbagliata.
Paolo il giorno dopo va’ al mercato e trova una bella maglietta con un 7 stampato sopra e la compra; ottimo, perchè il numero 7 nella simbologia antica rappresenta il conflitto di chi si è perso.
Andando a trovare i parenti, la nipotina chiede se può leggerle una favola e lui sceglie Pollicino, che a sua volta si è ‘perso’ avendo seminato delle briciole di pane lungo il tragitto ma che sono state mangiate poco dopo.
Guidando sbaglia strada nonostante fosse un tragitto a lui noto, ma ora si ‘perde’.
Aggiungo che il nome Paolo delinea già un binario di ipotetici conflitti a cui la persona può essere sensibile, infatti nella tradizione cristiana, tutti gli apostoli erano originariamente ebrei, tranne Paolo. Dunque il conflitto tipico dei Paoli è ‘non faccio parte del gruppo’, e se non ne fai parte è facile che ti sentirai perso ed escluso ogni tanto.
Questa storiella è stata ricreata su fatti verosimili di persone che hanno presentato le stesse dinamiche e sono solo alcuni esempi di manifestati. La cosa più interessante non è la singola prova ma l’insieme di elementi che confermino la stessa teoria.
A che serve tutto ciò?
Semplicemente ad identificare il problema su cui si vuole lavorare ed il conflitto che ci sta pressando in questo momento.
Non è neanche necessario che la persona ve ne parli, se vedete qualcuno con tutta una serie di elementi così precisi, sapete già qual è il suo conflitto attivo più importante.
Il suo corpo e la sua vita parlano al posto suo.
Chiunque ha dei manifestati, questo vale per tutti, la lingua batte sempre dove il dente duole. Non appena sistemate qualcosa, l’attenzione si sposterà automaticamente sul pensiero sottostante.
Potete provare ad osservare i manifestati di casa vostra tanto per cominciare. Quali sono gli oggetti ricorrenti? Fate strane collezioni? Tutto esprime un bisogno ed un conflitto.
Non preoccupatevene, come ho detto sono proprio questi gli elementi che vi indicano ciò che vi fa sentire in equilibrio.
Conosco persone che collezionano oggetti a forma di animali: chi è pieno di giraffe, chi di elefanti. La giraffa indica il conflitto di non sentirsi all’altezza, non importa che sia un problema reale o meno, è ciò sente la persona; il manifestato indica che questo produce un disagio, risolvibile tra l’altro lavorando sull’autostima.
L’elefante invece può indicare altre cose, per alcuni un problema sulla memoria, per altri un conflitto di contatto in quanto l’elefante ha uno strato di pelle molto spessa, quindi può evidenziare difficoltà nel stabilire relazioni profonde ecc.
In un articolo precedente avevo già spiegato che il cervello si esprime per simboli.
L’analisi dei manifestati è uno strumento terapeutico per fare il quadro della situazione, ma può diventare quasi un gioco se applicato con costanza, anche perchè i conflitti fanno meno paura quando imparate ad identificarli e tutto sommato è sufficiente attuare piccoli accorgimenti per rendere sostenibile una situazione apparentemente pesante.
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