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"Tutto ciò che succede nella vita, è un pretesto per vivere un vissuto"

Fallimento Biologico nel Branco Familiare

‘E ragionando all’opposto? Mi spiego: se i figli in una situazione simile non si realizzano per questo plagio inconscio, l’ego del genitore può venire soddisfatto, ma il fatto di aver prolungato la propria esistenza generando un altro “fallito” (termine elativo al senso di fallimento del genitore stesso nel medesimo ambito) non dovrebbe comunque portargli insoddisfazione? È il dubbio che mi viene visto che a livello empatico un collegamento di questo tipo credo rimanga. Grazie’  

La domanda è in risposta dell’articolo “Reprimere se stessi – la causa dei fallimenti”L’esempio si riferisce al caso in cui un genitore, per salvare se stesso, cresce dei figli come estensione del suo corpo. Di fatto produce delle api operaie, non dei figli. 
Ovviamente ciò accade per mancanza di consapevolezza. 

Il padre o la madre autoritarie non sanno assolutamente come si faccia ad essere genitori amorevoli e di sostegno per i propri figli, per il semplice fatto che neanche loro ne hanno mai visto uno. 

Quando il figlio è giovane potrà essere visto come in ritardo rispetto alle normali tappe di crescita, ad esempio nel trovarsi un lavoro, sposarsi o fare dei figli. Questo di per sé non genera problemi per un certo tempo, nè a loro nè ai figli che lo riterranno del tutto normale e banale conseguenza di alcune decisioni prese autonomamente sul proprio futuro. 

Il problema è che tale condizione tende a permanere anche dopo l’età volontaria e ciò desta non poche perplessità a tutti quanti. In primo luogo ai figli che vorrebbero la propria autonomia e non riescono a raggiungerla, senza contare la frustrazione e la sottomissione del territorio condiviso con gli altri animali dominanti del clan. 

In secondo luogo i genitori sono felici di avere la manovalanza a basso costo in casa, però cominciano anche a dare segni di insofferenza. 

Si lamentano che i figli non crescono anche se non sono affatto disposti a rinunciare alla loro lontananza o a perdere il contributo lavorativo ed il supporto che la loro permanenza in famiglia, sia in casa che eventualmente in sedi limitrofe, può offrire. 

Verso la vecchiaia ci si ritrova ad avere un nucleo familiare che non si è esteso, perchè nessuno lo ha voluto. Non lo ha voluto il figlio per timore di fallire, non lo hanno voluto i genitori perchè temevano di scoprire il vuoto delle proprie vite senza la scusa dei discendenti a riempire le mancanze del rapporto coniugale. 

Chiaramente il piacere iniziale lascia lentamente il posto al rancore e alla delusione dell’uno verso gli altri. 

Ma il motivo riassuntivo di tutto questo schema è che nessuno è in grado di fare qualcosa che non ha mai visto fare in casa propria e rompere il circolo vizioso, a meno che non ci siano due condizioni: 

1) consapevolezza: la chiarezza di idee nel vedere che la situazione non è affatto normale od evolutiva e che sarebbe assolutamente cercare di prendere provvedimenti 

2) conoscenza: sapere quali sono i passi necessari da fare per svincolarsi da questo meccanismo. E di conseguenza andare in cerca di qualcuno con strumenti adeguati per fargli fare il salto. 

Evidentemente i genitori sono le persone sbagliate in quanto hanno dimostrato loro stessi di non saperlo fare. Tuttavia non era evitabili in nessun modo dato che il processo non è altro che un programma di sopravvivenza di tipo animale in cui il più forte prevale sul più debole. 

Resta comunque da dire che anche in natura una simile famiglia è l’emblema del fallimento biologico, perchè un gruppo in cui non avviene ricambio generazionale o in cui non emerge un discendente in grado di spodestare il maschio alfa, è un branco destinato all’estinzione per vecchiaia e sottomissione dei potenziali leader, morti prima di nascere. 

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