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"Tutto ciò che succede nella vita, è un pretesto per vivere un vissuto"

Due strade per risolvere un problema

Un conflitto è quello che normalmente chiamiamo ‘problema’ da risolvere.

Ci sono molte soluzioni possibili ad ogni circostanza ma solo due modalità:
l’attacco e la fuga.

Lo scopo nel risolvere un conflitto è quello di portare le nostre condizioni ad un livello superiore rispetto a quello in cui ci trovavamo. Non è un caso che ci sia in noi stress, perchè lo stress è la molla che ci spinge ad attivarci e risolvere la situazione.

Se non possiamo fare nè attaccare nè fuggire, siamo nel congelamento dell’azione e tecnicamente siamo ‘malati’.



E’ il sistema evolutivo: un problema nuovo si affaccia e la specie deve rispondere, così facendo si creano nuove strutture e risorse. Nel caso dell’uomo, i conflitti risolti sono stati causa del nostro sviluppo tecnologico; ancora adesso sul mercato veniamo inondati dei più svariati prodotti, tutti dedicati all’espletazione delle funzioni più minuziose ed accessorie…molti sono diventati irrinunciabili per noi ma sarebbero sembrati assai inutili dai nostri predecessori. Pensante ai prodigi dei telefoni cellulari odierni.

Da un punto di vista biologico, associamo l’attacco all’emisfero destro del cervello e sempre a questa parte assoceremo il lato maschile del nostro corpo.
La fuga corrisponde invece all’emisfero sinistro che è quello femminile.

Attaccare significa affrontare il problema, se fossimo in un branco di animali potremmo dire che attacca la bestia che affronta un altro predatore, mentre usa l’emisfero sinistro colui che fugge via. Chi si dedicò molto a lungo su questo campo fu il biologo francese Henri Laborit, il quale scrisse il libro “Elogio della fuga“.

Concettualmente si potrebbe affermare che la fuga sia il metodo migliore da utilizzare, poichè richiede un minor dispendio di energia e anche un quantitativo di danni inferiore all’attacco.
Se consultate studi sugli animali domestici, noterete che cani e gatti di casa vivono mediamente molto più a lungo dei loro colleghi randagi, perchè hanno condizioni di vita migliori e soprattutto passano molto meno tempo ad azzuffarsi coi loro concorrenti.

Come dicevamo o si attacca o si fugge, o si è malati: vuoi intellettualmente, emotivamente, sessualmente, fisicamente. Questi sono i 4 piani dell’essere a cui si aggiunge un quinto piano spirituale.

Prendiamo come esempio un’ipotetica signora Laura: un giorno nel suo posto di lavoro si vede arrivare il capo infuriato, il quale le rinfaccia davanti a tutti i colleghi quanto lei sia stata incapace nell’ultimo lavoro fatto.
Se avete seguito gli articoli precedenti sapete già che qui potrebbe esserci un conflitto per lei perchè non si aspettava questa scenata dal capo e dunque si ritrova scombussolata.

Questo conflitto è chiaramente un problema per Laura, perchè si ritrova aggredita dal suo capo, sul suo territorio e senza poter essere difesa dai suoi colleghi. Una forte tensione si fa strada in lei e lo stress la costringe a cercare una buona risposta agli stimoli.

Che si fa?

Se attacca, il film è il seguente: Laura si ribella e risponde per le rime al suo capo, il quale ammutolito se ne va e lascia morire la questione.
Lei affronta il pericolo, affronta il suo capo. Il cervello biologico è tranquillo, perchè sente che è stata trovata una risposta al conflitto, può passare oltre e al problema successivo.

Se fugge invece potrebbe accadere quanto segue: Laura rimane così indignata dal comportamento del suo capo che decide di non poter più restare in quel posto e si cerca un nuovo lavoro. Anche qui il problema è risolto, perchè lei non è costretta a stare in un luogo dove si sente perennemente minacciata da chi dovrebbe tutelarla e non deve temere ritorsioni o pugnalate alla schiena. Il cervello biologico è soddisfatto e passa oltre.

Esiste un terzo caso.Laura ha il terrore di affrontare il suo capo perchè teme sia più forte di lei; ha altresì paura ad andarsene perchè si sente debole anche finanziariamente e non è poi così sicura di riuscire a trovarsi un altro incarico, ma non dice nulla perchè teme che se si lamentasse il capo potrebbe licenziarla. Così resta muta nel suo posto di lavoro usuale.
Non attacca, non fugge, c’è il congelamento dell’azione.

Questo è un conflitto irrisolto.
Se avesse agito sarebbe stata ugualmente in conflitto ma avrebbe ‘risolto’. Il problema non è mai il conflitto in sè ma restare nel conflitto, restare nel problema e dunque nello stress.
Ora Laura starebbe male per via del suo capo e perchè non ha potuto sfogarsi.
E’ per questo che molti quando si arrabbiano prendono a calci la sedia o altri oggetti a portata di mano.

Ma è meglio agire anche se potremmo pentircene?Qualcuno dice che tra fare e non fare è sempre meglio fare, perchè poi ti resta l’esperienza.
Da un punto di vista ‘biologico’, per il nostro cervello è più sensato e sano agire sempre, perchè il nostro sistema di sopravvivenza si occupa soltanto di allungarci la vita di 1/8 di secondo alla volta, poi sia quel che sia, inoltre chi agisce non può ammalarsi. Scoperta dovuta a Laborit.

Per esempio, se voi siete sul ciglio di un precipizio alto 200 metri e davanti a voi vi trovate un leone affamato. Siete in conflitto, dovete agire perchè se state fermi vi mangerà: allora attaccate il leone o saltate di sotto?
Se il leone è morte certa per voi, attaccare è inutile; non vuol dire che saltare sia meglio ma almeno avrete il dubbio, forse in qualche modo vi potreste anche salvare.
Di certo non ha senso stare fermi, il vostro destino sarebbe comunque segnato.

Riassumendo, di fronte ad un problema o lo affrontate e lo risolvete o lo evitate e fuggite, diversamente ne subirete le conseguenze.

Scappare è un buon modo se non siete nelle condizioni adatte ad affrontare la cosa, ma non potrete neanche scappare per sempre, prima o poi la strada finisce e vi trovate un bel muro.

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foto di photogen.com

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